Il Guerriero della Luce,e' paziente,e'
benigno,non e' invidioso,non si vanta,non si gonfia,non
manca di rispetto,non cerca il suo interesse,non si adira,non
tiene conto del male ricevuto,non gode dell'ingiustizia,ma si
compiace della verità.Tutto copre,tutto crede,tutto
sopporta.Il Guerriero della Luce,crede nei miracoli ed essi
avvengono.Il Guerriero della Luce,non muore mai
Un
messaggio sonoro è in viaggio verso un pianeta a 12 anni luce da noi in
una "zona abitabile", i ricercatori sperano che qualcuno risponda
Da
qualche giorno un messaggio musicale viaggia nello Spazio profondo
diretto verso GJ 273b, un pianeta fuori dal nostro sistema solare
potenzialmente abitabile a 12 anni luce da noi. Gli autori della
trasmissione sperano che su quel lontanissimo pianeta ci sia qualcuno e
che abbia la capacità di captare il segnale, e magari di inviare una
risposta verso la Terra. Tra poco meno di 25 anni potremo quindi sapere
se su GJ 273b ci sia una popolazione aliena e se abbia le conoscenze per
mettersi in contatto con noi. Potrebbe essere la scoperta del secolo, o
forse la più grande delusione degli ultimi decenni nella ricerca di
vita oltre il nostro piccolo e tutto sommato accogliente pianeta.
Il messaggio è stato preparato e inviato dai ricercatori e gli appassionati del METI (Messaging to Extra-Terrestrial Intelligence),
l’organizzazione internazionale che vuole provare a comunicare con gli
extraterrestri e non aspettare che siano loro a farsi vivi, come fa
invece la più famosa e longeva SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence).
Il METI è attivo da pochi anni e studia i modi migliori per comunicare
con forme di vita aliene, partendo dal presupposto che abbiano sistemi
di comunicazione diversi dal nostro, non necessariamente verbali o
basati sulla produzione di suoni o di parole scritte. Il loro lavoro – e
più in generale il tema di come comunicare con gli alieni – è tornato
di grande attualità a inizio anno con l’uscita nei cinema del film di
fantascienza Arrival.
Prima
di inviare il loro messaggio, quelli del METI hanno dovuto scegliere il
posto giusto verso cui indirizzarlo. Il pianeta GJ 273b è sembrato
ideale non solo per la sua relativa vicinanza alla Terra, ma anche per
il fatto di trovarsi nella cosiddetta “zona abitabile”:
un’area in cui la temperatura superficiale del pianeta è tale da
permettere all’acqua di essere allo stato liquido, rendendo più
probabile la formazione della vita per come la conosciamo. GJ 273b è in
orbita alla giusta distanza dalla Stella di Luyten (dal nome del suo
scopritore Willem Jacob Luyten), una nana rossa, il tipo di stella più
diffuso nella Via Lattea, la nostra galassia.
Stabilito
l’obiettivo, gli esperti del METI si sono occupati di cosa trasmettere
verso il pianeta e hanno pensato di usare la musica: in un certo senso
una forma di comunicazione universale e che ha il vantaggio di basarsi
sulla matematica e sulla sua oggettività. Insieme con gli organizzatori
del festival di musica e tecnologia Sónar di Barcellona,
hanno lavorato a un messaggio che fosse semplice da decodificare e
comprendere. La base di partenza è stata quindi la matematica con un
principio piuttosto semplice e che in teoria vale su qualsiasi pianeta
nell’Universo: l’addizione. Hanno poi aggiunto livelli di difficoltà
crescenti per illustrare i passaggi matematici che portano alla
comprensione del suono e infine della musica.
Il set di messaggi
è stato codificato utilizzando un sistema binario con due frequenze che
si alternano, un approccio seguito da tempo da chi cerca di captare
messaggi extraterrestri provenienti da luoghi remoti e inesplorati dello
Spazio. Naturalmente il compito di interpretare le due frequenze, le
loro differenze e il codice usato per comunicare spetta ai riceventi,
cioè gli alieni, ma se si codifica il messaggio in modo da costruire a
ogni passaggio un messaggio più articolato, li si può aiutare a capire
che cosa si sta trasmettendo (o almeno è ciò che sperano i responsabili
del METI).
Tra gli elementi contenuti in un messaggio c’è la nozione di tempo.
Un impulso è stato fatto durare un secondo per comunicare il concetto di
1, a questo è stato fatto seguire un impulso lungo il doppio per far
capire che vale 2 e che è il doppio del primo. La progressione prosegue
per diverso tempo, nella speranza che in questo modo i riceventi possano
comprendere quanto tempo è passato, fino a fargli capire che quell’1
iniziale altro non è che la base di misurazione di una variabile: il
tempo.
Oltre a preparare il messaggio, quelli del METI hanno dovuto
affrontare il problema di come trasmetterlo. Parlare con gli alieni non è
semplice ed è piuttosto costoso, perché richiede l’utilizzo per diverse
ore di un radiotelescopio: una gigantesca antenna che viene usata per
rilevare le onde radio emesse dai corpi celesti, ma che può anche essere
usata per inviare un proprio segnale. I radiotelescopi sono essenziali
per la ricerca in astronomia e c’è una forte domanda per il loro
utilizzo, con lunghe code di attesa per i ricercatori che vogliono
puntarli verso un’area del cielo per studiare stelle, galassie e altri
corpi celesti. Il tempo di utilizzo viene di solito assegnato alle
ricerche con buone probabilità di portare a un risultato più concreto
di: voglio farmi sentire dagli alieni e spero che mi rispondano.
Dopo
avere consultato diversi centri, l’iniziativa del METI ha incuriosito i
responsabili dell’EISCAT, un’associazione scientifica che possiede un
radiotelescopio nei pressi di Tromsø, città della Norvegia
settentrionale oltre il circolo polare artico. Al gruppo di lavoro è
stato concesso l’uso del radiotelescopio per tre giorni, in modo da
inviare il messaggio radio in direzione di GJ 273b. Per il prossimo
aprile, METI ha in programma di tornare a Tromsø per inviare un nuovo
messaggio, questa volta più complesso e basato su una melodia di diverse
frequenze. Da dispositivo utilizzato, tra le altre cose, per studiare
le aurore boreali, il radiotelescopio EISCAT si trasformerà in una sorta
di strumento musicale interstellare nella speranza di ricevere risposta
tra 25 anni, su come suona.